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SI PARTE CON L’ANALISI DELLE ASPETTATIVE

A cura di Nino Jungano Amministratore Delegato Baldi Finance

Come anticipato nello scorso articolo, oggi inizieremo ad analizzare con maggiore dettaglio le aspettative di Banca d’Italia. Abbiamo classificato la prima, delle dodici elencate, come “analisi dei rischi”, vediamo di cosa si tratta.
Nell’introduzione al documento pubblicato da Banda d’Italia nella primavera del 2022, la stessa pone l’accento sulla centralità della E (Environmental) della sigla ESG e di come questo aspetto, più degli altri (Social e Governance), sia al centro dell’agenda politica internazionale. Ma, sottolinea l’istituto, nonostante la definizione e la messa in atto di misure atte a contrastare gli effetti del cambiamento climatico siano principalmente compito delle autorità governative, il ruolo del sistema finanziario resta centrale. In questo senso l’istituto si immagina una vera e propria trasformazione verso un nuovo modello di business e, in quanto tale, vede prioritario che gli operatori predispongano idonei presidi e sviluppino adeguate prassi per identificare, misurare, monitorare e mitigare tali rischi e comunicare adeguatamente l’integrazione dei rischi climatici e ambientali nel proprio modello strategico e operativo0 evitando l’ormai famoso “greenwashing”.
Non una sorpresa, dunque, che la prima aspettativa abbia focus sulla individuazione e gestione dei rischi, il documento cita “L’organo di amministrazione degli intermediari svolge un ruolo attivo di indirizzo e governo nell’integrare i rischi climatici e ambientali nella cultura e nella strategia aziendale nonché nel risk appetite framework aziendale (ove previsto) e nei limiti di rischio dei portafogli gestiti, declinando in modo coerente le principali policy aziendali e l’adattamento dei sistemi organizzativi e gestionali. In tale ottica l’organo di amministrazione approva un appropriato piano di iniziative”.
Una opportunità incredibile che difficilmente potrà ricapitare nel breve e da prendere al volo! Una occasione unica per sedersi al tavolo, capire le tendenze di mercato e pensare a soluzioni diverse dai competitors che vi permettano, stando alla lontana della possibilità di essere percepiti come “greenwashing”, di adattare (internamente nella struttura e verso l’esterno) un approccio nuovo ed essere riconosciuti dal mercato (soprattutto quello degli investitori previdenziali che sul tema hanno grande fame) per “quelli che fanno quella cosa lì”. Non male in un mercato molto affollato il cui unico driver (al netto di tutti gli articoli accademici, studi, approfondimenti, raccomandazioni di mio cugino) è rappresentato dei rendimenti ottenuti.
Attenzione, però! Il concetto di “modello di business” viene declinato sia con riferimento ai prodotti offerti sia sotto l’aspetto puramente aziendale (l’intermediario come azienda operativa). Difficile immaginarsi offrire prodotti innovativi sotto l’aspetto ambientale per poi presentarsi dal cliente con l’auto aziendale Euro -2. I rischi climatici e ambientali devono essere integrati nella cultura e strategia dell’azienda.
Poi Bankit ci riporta un po’ alla mera operatività quando richiede che le policy aziendali e i sistemi organizzativi e gestionali siano declinati in modo coerente, ma questo lo accettiamo 😉.
Un importante elemento che sottostà a tutto ciò è la necessità che i membri del Board abbiano competenze e visione in materia. Conoscenze che si possono acquisire e tenere aggiornate ma non si possono inventare a rischio di essere fortemente penalizzati dal mercato, più che da Banca d’Italia.
Proprio quest’ultimo elemento sarà oggetto della prossima uscita nella quale tratteremo la seconda Aspettativa.

Nel frattempo noi siamo qui per cogliere qualsiasi spunto, idea o argomento che abbiate piacere a condividere o che volete venga approfondito!