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QUANDO LE DIFFERENZE NON CONTANO

A cura di Nino Jungano Amministratore Delegato Baldi Finance

Continuando nel commento alle Aspettative, oggi ci imbattiamo nella prima che, in pratica, ha messo e sta mettendo in seria difficoltà alcuni intermediari.
La quinta Aspettativa recita testualmente “Gli intermediari pongono in essere azioni volte a creare una base dati sui profili di rischio climatico e ambientale completa e di elevata qualità nonché integrata in un sistema informativo idoneo a supportare lo sviluppo di metriche per la valutazione dei rischi climatici e ambientali”. Partiamo dalla fine e dalla parte, se vogliamo, più semplice: chiaro a tutti la necessità di disporre, internamente o attraverso funzioni in outsourcing, di un sistema informativo in grado di sviluppare gli indicatori necessari all’intermediario per valutare i rischi climatici e ambientali. Questo sistema è già disponibile, con diversi gradi di sofisticazione, a tutte le SGR e le SIM, quindi nessuna novità in tal senso. Il dubbio emerge, con forza, quando si parla di base dati!
In questo caso Banca d’Italia pare mettere sullo stesso piano gli intermediari la cui attività è focalizzata nella gestione di patrimonio attraverso l’investimento in società quotate (capitale o debito poco cambia) con quelli focalizzata sulle “non-listed”. Una differenza non di poco conto…
Nel primo caso, infatti, i dati sono prevalentemente pubblici e, quindi, più facili da reperire e da aggiornare con puntualità. I principali providers mettono già a disposizione funzionalità dedicate e nel giro di qualche secondo, il valore (o addirittura la serie storica) è disponibile. Ma non solo… le società quotate sono strutturate per fare un certo tipo di reporting e qualora dovesse emergere la necessità di un nuovo indicatore, questo non spaventa. Ora…
…. provate a chiedere agli amici delle SGR di private equity/debt o di venture capital cosa succede quando una richiesta del genere arriva ad una società di piccole-medie dimensioni che, magari, riesce a stento a fare un controllo di gestione e sulla quale, magari, c’è un investimento di minoranza…. 🥶
Ecco, qui emerge la vera difficoltà. Non tutti gli intermediari fanno lo stesso mestiere e, nonostante siano tutti sotto il capello dello stesso vigilante, questo dovrebbe capirne le differenze. Hai voglia ad impegnarti nella raccolta e nell’archiviazione dei dati attraverso un dialogo costruttivo con le controparti…. 😵‍💫 Alcune di queste, i dati non li hanno e non hanno alcuna intenzione di rivoluzionare il loro day-by-day per implementare un sistema costoso e del quale non vedono l’utilità (attenzione non stiamo dicendo che non sia utile!). Cosa fare quindi?
Beh, innanzitutto ricordiamoci che quanto chiesto è un piano di azione i cui obiettivi possono essere raggiunti in un arco temporale sufficientemente ampio, nessuna azione urgente è richiesta. In questo senso, meglio si innesta un momento di riflessione con le partecipate in portafoglio su questi temi. Se è vero che sono elementi che l’imprenditore non percepisce nell’immediato, un minimo di strutturazione su tali ambiti è, e resta, una delle strade attraverso le quali creare valore (a prescindere dalle richieste burocratiche). Di qui a tre anni si può prevedere, ad esempio, che tutte le partecipate, in base alle tipicità dei settori in cui ognuna opera, redigano un piano, la cui profondità e complessità dovrà essere adeguata alle dimensioni dell’azienda, che permetta di avere a disposizione i dati ritenuti rilevanti per il monitoraggio dei rischi climatici e ambientali.

Anche in questo caso abbiamo cercato di stare coerenti con la chiave di lettura iniziale che abbiamo adottato: trasformare questo esercizio in una opportunità per gli intermediari e per le aziende. Ecco che le differenze contano 😉