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LA GESTIONE DEI RISCHI

A cura di Nino Jungano Amministratore Delegato Baldi Finance

Lo so che ci stavate aspettando…. ed eccoci qui! Oggi si parla di gestione dei rischi e di quali sono le aspettative in questo senso di Banca d’Italia.
Gli intermediari effettuano una mappatura degli eventi che potrebbero manifestarsi per effetto dei rischi climatici e ambientali (fisici e di transizione) e integrano, di conseguenza, il sistema di gestione dei rischi, identificando i rischi che ne risulterebbero potenzialmente influenzati e le implicazioni di natura prudenziale”, questa è, alla lettera, la quarta aspettativa di Bankit in termini di rischi ambientali e climatici. In questo caso si attribuisce alla funzione di risk management la responsabilità di condurre un percorso per identificare, misurare e gestire tali rischi. Qui si apre un mondo fatto di punti di domanda; chi di voi non si sarà chiesto: ma cosa vuole dire rischio climatico per la SGR? Come posso gestire un rischio ambientale se non ho idea di come si possa presentare? Ecco che la vigilanza fa un passo indietro rispetto all’impostazione descritta negli approfondimenti precedenti richiedendo all’intermediario di analizzare come tali variabili possano impattare sui rischi prudenziali tradizionali (credito, mercato, operativo, liquidità). Come a dire: stiamo parlando di fattori con portata talmente ampia e con una possibilità di realizzazioni così incerta su orizzonti temporali non prevedibili che è inutile chiedere un esercizio sul tema, tempo perso. Viene stabilito, invece, un punto fisso di partenza: i “tradizionali” rischi prudenziali. Da qui si parte per capire come questi elementi, su cui l’intermediario è molto più abituato a ragionare e sui quali sono già attivi presidi specifici, possano essere impattati da variazioni climatiche e/o ambientali. Banca d’Italia, in questo senso, richiede venga fatto una riflessione su, almeno, due elementi: rischio fisico e rischio di transizione. Cosa vuole dire? Vediamolo in modo schematico:


Rischio di credito e di mercato:

  • Rischio fisico: attenzione agli investimenti in portafoglio nei settori/geografie che possono essere maggiormente interessata da variazioni climatiche e ambientali con possibile peggioramento del merito creditizio e/o aumento volatilità dei titoli da questi emessi;
  • Rischio di transazione: attenzione agli investimenti in portafoglio che potrebbero essere penalizzati da variazioni legislative volte ad accelerare la transizione “green” con possibile peggioramento del merito creditizio e/o aumento volatilità dei titoli da questi emessi.

Rischio operativo e reputazionale:

  • Rischio fisico: attenzione alla continuità operativa che potrebbe essere compromessa da eventi estremi;
  • Rischio di transazione: attenzione al rapporto con gli investitori e alla comunicazione sul tema.

Rischio liquidità:

  • Rischio fisico: drenaggio di liquidità a seguito di prelievi necessari per far fronte ad eventi estremi;
  • Rischio di transazione: la necessità di far fronte a spese, anche di importo sostenuto, per far fronte a costi necessari per essere compliant con la normativa.

Per far ciò gli scenari elaborati da Network for Greening the Financial System (https://www.ngfs.net/en) rappresentano sicuramente un interessante punto di partenza per l’analisi e per una riflessione su questo tema.

Ma come tutto questo deve essere inserito in un sistema di risk management? Questo sarà il tema della prossima uscita, quando si discuterà della quinta aspettativa!