A cura di Nino Jungano Amministratore Delegato Baldi Finance
Dopo il breve excursus sull’intervento di Banca d’Italia della scorsa settimana, oggi si ritorna alle “origini” e riprendiamo i commenti alle Aspettative con un approfondimento sul sistema organizzativo e processi operativi.
Lezione 3: sistemi e processi di una azienda. Dopo aver confermato che l’organo di amministrazione ha un ruolo centrale nell’indirizzo strategico dell’intermediario e che i rischi climatici e ambientali devono essere considerati all’interno della politica aziendale (e non solo nella gestione dei patrimoni), Bankit “suggerisce” come organizzare la struttura operativa.
“L’organo di amministrazione modula i diversi interventi sull’organizzazione e sui processi operativi a fronte dei rischi climatici e ambientali in modo coerente e proporzionale alle valutazioni formulate in merito alla loro materialità”
Se tra il dire ed il fare, solitamente c’è di mezzo una grande quantità d’acqua, in questo caso Banca d’Italia sta dicendo: “prenditi una bella barca, che si adatti all’attraversata che ti sei impegnato a fare, un equipaggio preparato e….. salpa”. Infatti, il consiglio di amministrazione degli intermediari è chiamato ad individuare le strutture interne al quale dare mandato per la “messa a terra” delle scelte strategiche e, in tal senso, le policy e le procedure rilevanti devono essere adeguate di conseguenza.
Bankit, in questo caso si spinge oltre, e propone già tre possibili approcci:
- accentrato;
- decentrato;
- ibrido o misto.
Nel primo caso (accentrato), si prevede la costituzione di una struttura specifica che governi la tematica e che operi da punto di riferimento per tutti i dipartimenti dell’intermediario che dovranno far riferimento a tale struttura per tutto ciò che riguarda le tematiche ambientali. Una sorta di “ufficio acquisti” (non odiatemi per questa semplificazione 😉) che dovrà coordinare le attività relative la sostenibilità così come individuate dal Cda ed al quale dovrà direttamente riportare.
Nel secondo caso, ogni dipartimento gestirà il tema in coerenza con il perimetro e le competenze di ciascuna funzione con riporto diretto al capo di ciascun dipartimento. Da ultimo, il caso ibrido prevedrebbe una struttura centrale con la responsabilità di coordinare tutte le funzioni alle quali assegna specifici compiti/obiettivi.
Tutto questo da “calare” in modo coerente e proporzionale rispetto alle dimensioni di ciascun intermediario e considerando la materialità dei rischi climatici e ambientali.
Il riflesso di quanto sopra è che l’intera struttura dove essere “tociata”, come si dice in qualche dialetto, direttamente o indirettamente (con diversi livelli di responsabilità), dentro questo tema. Tanto vero è che Banca d’Italia richiede che le funzioni aziendali (tutte, ed in particolare la funzione di risk, compliance e audit) siano coinvolte in programmi formativi e abbiano a disposizione sistemi informatici adeguati a raccogliere e aggregare in modo sistematico i dati necessari per la valutazione dell’esposizione ai rischi climatici e ambientali. Così come i processi d’investimento devono tener conto in modo documentato delle valutazioni associate ai rischi climatici e ambientali.
Non solo intenti, quindi, ma una vera e propria spiegazione di come la strategia sarà attuata, questo è quanto richiesto da Banca d’Italia che, così, pare essere particolarmente pragmatica. A partire dalla prossima occasione si inizierà un approfondimento specifico sul sistema dei rischi! Dai, dai…so che siete impazienti 😉
Referenti
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