A cura di Nino Jungano Amministratore Delegato Baldi Finance
La seconda della Aspettative di Banca D’Italia sta mettendo un po’ di imbarazzo tra gli intermediari; come gli operatori non bancari possano individuare i rischi climatici e ambientali capaci di incidere sul contesto aziendale e come questi possano essere integrati nella strategia aziendale fa emergere più di qualche punto di domanda.
Nella precedente uscita abbiamo avuto modo di commentare l’Aspettativa 1 con il ruolo dell’organo di amministrazione nell’indirizzo e governo, nonché integrazione dei rischi climatici e ambientali nella cultura e strategia aziendale. Nella seconda Aspettativa, Bankit si spinge oltre: “Nella definizione e attuazione della strategia aziendale, gli intermediari individuano i rischi climatici e ambientali capaci di incidere sul contesto aziendale e sono in grado di comprenderne e misurarne gli impatti, al fine di assicurare la resilienza del modello di business e orientarne le prospettive di sviluppo”.
Non è che Bankit si stia sbagliando? Con tutte le policies e procedure che abbiamo posto in essere sui fondi, perché ora si parla di strategia aziendale? Quali sono i rischi climatici e ambientali a cui si fa riferimento? Non vorrà mica dire che devo misurare il rischio di cambiare la flotta aziendale o di prendere solo matite compostabili per l’ufficio? Bah… sì, ma non solo. Qui il documento rilasciato da Via Nazionale fa un passaggio molto importante tirando in gioco la “materialità” del rischio, intesa come la capacità di incidere sulla redditività aziendale attuale e prospettica. Cosa significa questo? Beh, la top-line delle SGR è tipicamente composta dalle commissioni addebitate sui patrimoni in gestione. La redditività, dunque, passa anche attraverso la capacità dell’intermediario di gestire le masse e attrarne di nuove. Per questo è necessario definire una strategia aziendale chiara e che possa dettare la linea: dove vorrei essere tra 3 o 5 anni? Che tipo di mix di investitori vorrei avere? Questi sono davvero sensibili alle tematiche legate ai rischi ambientali e climatici o sono solo interessanti al rendimento? In relazioni alle masse gestite, questi rischi quali sono e come impattano il rendimento? Tutte considerazioni che siete soliti fare quotidianamente e che ora Banca d’Italia richiede vengano messe per iscritto tenendo a mente il principio della proporzionalità e della complessità aziendale.
Ma non solo di top-line è fatta la redditività. In un contesto così fluido, è importante ottimizzare i costi trovando soluzioni alternative per rispondere alle esigenze operative di ogni giorno. Naturalmente queste soluzioni dovranno essere durevoli altrimenti il beneficio di un anno viene meno l’anno successivo. Ecco che allora una politica di riduzione degli sprechi di materie prime (cancellaria, ma anche cibo e bevande, penso ai catering per gli eventi con gli investitori 😱😱 🤦♂️) e ottimizzazione del consumo di energia, riscaldamento, acqua, se da un lato permette alla SGR alcune azioni di marketing in questo senso (perché alla fine siamo tutti venditori), dall’altro permette di contenere i costi che altrimenti avrebbero ridotto la bottom-line.
Ancora una volta, non una ricetta proprio semplice. Un punto che richiede alcune riflessioni anche per permettere al management team di prendere ancora più coscienza della strada che stanno percorrendo e vedere se il punto di arrivo è sostenibile o meno.
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