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E BANCA D’ITALIA PARLO’

A cura di Nino Jungano Amministratore Delegato Baldi Finance

Nel giorno di San Faustino, spesso individuato come “la Festa dei single” Banca d’Italia, attraverso il capo del dipartimento di Vigilanza bancaria e finanziaria, è intervenuta sul tema che stiamo trattando ormai da alcune pubblicazioni: vediamo i principali punti trattati.
La firma è quella di Giuseppe Siani ed i contenuti dell’intervento sono di interesse per tutti gli intermediari finanziari non bancari che stanno lavorando nella predisposizione del piano di azione così come richiesto alla fine dello scorso anno. Proviamo a vedere e commentare i diversi punti emersi.
In primis Banca d’Italia evidenzia come l’attuale quadro normativo metta in evidenza alcuni elementi che necessitano di affinamento (complessità del framework sulla tassonomia e sulla disclosure ed i relativi dubbi interpretativi a ciò legati così come la difficoltà di avere a disposizione i dati richiesti, soprattutto quando si parla con PMI) ed in questo senso, il regolatore, si impegna per addivenire ad una convergenza verso standard condivisi eliminando le aree di incertezza salvaguardando il principio di proporzionalità, in particolare per gli intermediari di piccola dimensione. La pubblicazione delle aspettative, come stiamo commentando in questo spazio, ha “rappresentato un primo passo nella direzione di sensibilizzare il sistema finanziario circa la rilevanza di questi rischi nelle strategie e nella gestione aziendale degli intermediari, delineando un percorso di medio periodo per l’allineamento graduale e progressivo delle prassi aziendali ai loro principi”. Un primo punto, dunque, che si innesca in un’ottica di approccio graduale nel quale Bankit si attende che le Aspettative verranno integrate e allineate con le best practice sulla base dello sviluppo normativo di riferimento.
Una differenza sostanziale emerge, però, dalla possibilità che l’intermediario assuma rischi in proprio o per conto terzi (in questa seconda fattispecie rientrano le SGR), nel qual caso il livello di esposizione ai rischi climatici e ambientali è influenzato dalle scelte degli investitori, mentre gli intermediari sono chiamati a rappresentare in modo corretto il rischio ESG sottostante tali scelte. Ciononostante, l’intermediario è chiamato all’adozione di un chiaro orientamento strategico sul tema. Detto questo, Bankit, torna a sottolineare il principio della proporzionalità nel valutare la situazione di ciascun intermediario in funzione del modello di business adottato, delle dimensioni aziendali, della complessità operativa, dalla tipologia di fondi gestiti e dal relativo tipo di investitore.
Considerando anche le risposte ricevute dai questionari di autovalutazione somministrati ad alcuni degli intermediari, l’Aspettativa di Banca d’Italia è che il Piano di Azione comprenda:

  1. l’autovalutazione del grado di allineamento delle prassi aziendali con le Aspettativ;
  2. la valutazione della materialità dell’esposizione ai rischi climatici e ambientali in funzione dello specifico business model adottato e della dimensione e complessità dell’azienda;
  3. l’individuazione degli specifici interventi che si intende porre in essere per colmare le lacune identificate;
  4. la definizione delle priorità e dei tempi necessari al completamento delle diverse iniziative, in considerazione dell’intensità di esposizione ai rischi e in funzione della dimensione e complessità dell’operatività aziendale.

Ma ecco le buone notizie: consapevole del poco tempo a disposizione e del periodo dell’anno particolarmente complesso, l’Istituto ha predisposto uno schema che può costituire un punto di riferimento per la rappresentazione dei piani d’azione e che è messo a disposizione della struttura di Vigilanza.
Una buona notizia, quindi, che arriva a circa un mese e mezzo dalla scadenza del 31 marzo e che permette di avere una struttura a partire dalla quale sviluppare il piano d’azione tenendo a mente che quanto descritto dovrà consistere in azioni concrete, con obiettivi misurabili e scadenze definite in un orizzonte di medio termine (3 anni)